Il campo di Villa Oliveto
La vita quotidiana nel campo


Il vitto continua ad essere scarso e scadente. Da più parti si continua ad accusare il fornitore di approfittare sia dello stato che degli internati. Quest’ultimi vanno avanti solo grazie ai pacchi che pervengono loro dalla Croce Rossa. Il Prefetto vorrebbe cambiare fornitore ma non si trova nessuno disposto ad assumere l’incarico.

Dopo il giugno 1942 si procede al trasferimento degli uomini soli ad altri campi, come Corropoli (TE) e Montechiarugolo (PR), per lasciare ad Oliveto solo i nuclei familiari.

Il problema del vitto sembra poi momentaneamente risolversi perché gli ebrei acquistano direttamente il cibo dal fornitore e lo cucinano secondo le loro regole alimentari. Ogni sabato giunge al campo un rabbino per la macellazione.

Con l’aumento delle difficoltà belliche la situazione peggiora di nuovo. Si levano nuove accuse contro il Mazzi. Il fornitore viene questa volta difeso dal Prefetto, anche se a torto, poiché ogni internato riceveva giornalmente 150 gr. di pane, 8 gr. d’olio, 65 gr. di pasta o riso, 100 gr. di patate, 50 gr. di legumi, 180 gr. di verdure, per un costo totale di 4 lire, mentre l’assegnazione ufficiale corrisposta era di 6,5 lire.















 


Rapporto della Legazione svizzera sulle condizioni del vitto al campo di Villa Oliveto, 4 giugno 1943. (ACS, Roma)


Il Prefetto difende il fornitore dalle accuse di speculazione, 8 settembre 1943. (ACS, Roma) Trasferimento degli internati: nel campo rimangono 51 ebrei libici, 25 giugno 1942. (ACS, Roma)


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