Il campo di Villa Oliveto
La vita delle famiglie libiche nel campo



Certificato di nascita di una bimba, figlia di internati libici, nata nel Campo il 24 novembre 1943. (ACS, Roma)





Nel campo di Oliveto nacquero sette bambini.

Sovente le autorità non prendevano in considerazione le domande presentate dagli internati ebrei per riunirsi alle proprie famiglie, ospitate in altri campi. Non veniva accordato il permesso di spostarsi da un comune all’altro per riunire ub nucleo familiare diviso. Le motivazioni addotte erano quasi sempre infarcite di prevenzioni e di stereotipi antiebraici. Un caso esemplare è quello della famiglia Reginiano (vedi documento sotto). Ad un’altra famiglia tripolina venne revocato il permesso di vivere in un comune dell’aretino poiché "avevano dato luogo a vari inconvenienti dovuti in gran parte al loro scarsissimo grado di civiltà ed al carattere intrigante, proprio della gente di razza ebraica".

Nel settembre 1942, quando nel campo non restano che i nuclei familiari degli ebrei libici, si verifica un grave ammanco di denaro e di oggetti. In un primo tempo vengono accusati gli internati, ritenuti dalle autorità corrotti, infidi e disonesti, poi si scopre che la colpa è da attribuirsi alla noncuranza dei direttori succedutisi nella gestione del campo.





Parere negativo del Prefetto sul trasferimento di una famiglia di libici, 30 dicembre 1942. (ACS, Roma) Sentimenti antiebraici contro una famiglia di libici, 7 gennaio 1943. (ACS, Roma)


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